Natale del Signore

(Lc 2, 15-20)

"I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio"

Quando già le nostre case brillano di pulizia, quando abbiamo messo i vestiti più belli, i piatti già pronti, la tavola apparecchiata, sappiamo che  cominciano le feste. Questa è un'occasione unica per incontrarsi con la famiglia, a volte con gli amici, siamo molto rilassati, tranquilli, i giorni colmi di un’atmosfera piena di gioia e di bontà.
Beh, alla fine abbiamo lavorato tanto perché questi giorni siano tranquilli. Ma in quei giorni non dimentichiamo il vero significato del Natale? Quella notte, quella notte a Betlemme è nato il vero amore. Colui che viene a noi come un piccolo bambino, sarà per noi un modello, liberazione, salvezza, saremo attratti dalla sua umiltà e  povertà. E noi, come tutto il mondo, corriamo alla stalla, al Presepe. Lodiamo e cantiamo il nostro Dio. Come i pastori e i magi, piccoli e grandi di questo mondo, ci inginocchiamo davanti alla mangiatoia.
Siamo in grado, proprio in questo giorno speciale, di rinunciare agli antagonismi, alle critiche, alla lussuria, di non  rifiutare l’amore per gli altri?
Possiamo in questo giorno speciale arrivare alle vette della bontà reciproca e della gentilezza? Natale è una festa che passiamo nella nostra famiglia, godendo della presenza dei nostri cari, godendo dei doni, condividendo la stessa tavola. È bene e bello che siamo insieme, che ci incontriamo con la famiglia che abbiamo tempo per noi stessi. Ma ricordiamo che il Natale è anche un buon momento per fare il riassunto, il bilancio delle nostre azioni nel corso dell'anno passato e delineare i piani per il prossimo anno.
Non voglio oggi citare e riflettere sulle letture, perché - mi auguro – che ognuno di noi le senta nel proprio cuore.
Come conclusione della nostra riflessione vorrei proporvi la poesia di un autore polacco Seweryn Krajewski:

Esiste un giorno così, molto caldo, anche se di dicembre
Un giorno, un giorno normale, che spegne tutte le controversie.
Esiste un giorno così in cui la gioia saluta tutti
il giorno, che tutti conoscano già dalla culla
In quel giorno il cielo alla terra, al cielo la terra
tutti a tutti inviano gli auguri
Alberi agli uccelli, gli uccelli agli alberi
il del vento soffio ai fiocchi di neve
Esiste un giorno così, solo una volta all'anno
Il giorno, un giorno normale, che comincia al tramonto
Esiste un giorno così in cui siamo tutti insieme
il giorno, un bellissimo giorno, regalato a tutti in dono.
In quel giorno il cielo alla terra, al cielo la terra
tutti a tutti inviano gli auguri.

Ti chiediamo, Signore Dio, dacci la capacità di capire gli altri, e la nuova nascita del tuo Figlio, ci liberi dal giogo del peccato quotidiano e contribuisca a preparare la seconda venuta del Signore.

Domenica della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
Anno A

((Mt 2,13-15.19-23)

«Prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto»

A volte è estremamente difficile essere cordiali, calorosi, avere amore filiale, paterno o materno. Possibile che l’epoca nella quale viviamo ci abbia  trasformato così tanto? Dopo tutto, nulla ci impedisce di ricordare alcune piccolezze, come un sorriso, una carezza, un abbraccio. Prendersi cura della propria famiglia, ci prendiamo cura della nostra chiesa domestica, della fede, dell’amore.
Dobbiamo essere consapevoli del fatto che l'amore è la perfezione, e tutto il bene fatto da noi ai nostri famigliari, alla moglie, al marito, ai bambini, è il bene fatto nel nome di Gesù. San Paolo dice: " Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino". Penso che varrebbe la pena, leggere in queste parole, il senso della nostra vita, ovviamente con la consapevolezza di un’interpretazione rapportata alla nostra epoca, che vada oltre il significato del vocabolo stesso.  
Oggi la Chiesa mette la Sacra Famiglia come modello per la vita di ogni famiglia cristiana. La paternità di Giuseppe (anche se adottiva) è un po’ sottovalutata. San Giuseppe, come timorato di Dio, come giusto, onesto e leale, nonostante la paura della legge divenne il padre terreno del Figlio di Dio. Questo grande uomo risponde a Dio “Fiat”, come ha fatto Maria rispondendo all’annuncio della nascita di Gesù. Oggi, nella Solennità della Santa Famiglia, ricordiamo la sua maternità e, che Lei possa essere per noi un modello di speranza, e che la si possa imitare nella vita quotidiana.
Chiediamo questo nelle nostre preghiere. Preghiamo  Gesù, Maria e Giuseppe di benedire e proteggere le nostre famiglie, tutte le famiglie del mondo, perché regni in esse la pace e la gioia, la giustizia e l’amore, e soprattutto questa pace di Cristo che con la Sua venuta nel mondo ha portato in dono per tutti noi, per tutta l'umanità. Con questa speranza entreremo nel nuovo anno.

O Dio, Padre di tutti, che ci hai dato la Sacra Famiglia di Nazareth come modello della vita, fa’ che uniti dall’amore possiamo camminare nella gioia verso la Tua casa nel Paradiso!  

Nuovo Anno 2014
MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO
Anno A

(Lc 2,16-21)

I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.

La parola mamma è spesso la prima parola che esce dalla bocca del bambino. Questa parola anche è spesso l'ultima parola della persona morente. Come un bambino, cercando di sfuggire al pericolo si butta tra le braccia della mamma così tutti noi cerchiamo il rifugio se non nella persona, almeno nella parola più bella che esiste.
Oggi, il primo giorno del nuovo anno, si celebra la solennità della Madre di Dio. Come un bambino piccolo nei primi giorni della sua vita cerca le coccole della mamma, così tutti noi il primo giorno dell'anno vogliamo essere coccolati dalla Madre di Dio. Cerchiamo nelle sue braccia il calore, la speranza e l’amore. Viviamo in un'epoca nella quale tutto accade troppo in fretta, troppo nervoso, spesso a casaccio, a scapito di noi stessi. Ecco perché dovremmo sporgersi nel giorno di oggi per trovare quei beni che Maria mette davanti a noi.
La maternità per Maria è diventata lo scopo della vita il dovere e l'amore. La verità della sua maternità ha capito molto presto ma con grande attenzione, perché non è diventata solo la Madre di Gesù, ma anche la Madre di tutta la Chiesa, e questa è diventata la duplice responsabilità. Essere consapevole di tutto questo che dicevano gli altri, Lei «serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore." (Luca 2:18-19). È diventata la madre di ognuno di noi, senza eccezioni. Quindi possiamo tornare da Lei con tutte le cose che ci fanno del male, che ci stancano, terrorizzano, ma anche con quello che ci piace, che ci fa gioia, che ci assorbe.
Meditiamo le letture odierne, esaminiamo la nostra vita e cerchiamo di prendere Maria come modello, di subordinare le nostre reazioni, i nostri comportamenti, le nostre parole a ciò che è più importante: la fede, la speranza e l'amore. All'inizio possiamo cominciare con le piccole questioni quotidiane, e poi, lentamente,  arriveremo alle più grandi, quelle più importanti per noi. Solo abbiamo bisogno di un po'di perseveranza.
Maria, Madre di Dio e Madre nostra - sostienici nell’accettare e nel realizzare del progetto di Dio nella nostra vita. Aiutaci a percorrere la strada che Dio ci ha segnato tenendoci con la Tua mano di MAMMA.  

II Domenica dopo Natale
Anno A

(Gv 1,1-18)

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Cosa era in principio?
Quello che è all'inizio è la cosa più importante, è fondamentale. All'inizio del nostro mondo è la Parola di Dio. All'inizio della giornata dovrebbe essere la Parola di Dio, all’inizio del pensiero dovrebbe essere la parola della Bibbia, all'inizio di ogni decisione dovrebbe essere un pensiero illuminato dalla saggezza di Dio.
Abbiamo l'inizio dell'anno e capita bene che Dio ci ricorda la Sua Parola - la Bibbia nelle nostre vite. L’ispirazione della Bibbia è analoga all’incarnazione di Gesù. Allora nessuno può affermare di aver incontrato Gesù, se non Lo ha lasciato parlare al proprio cuore attraverso la Bibbia.
Molto spesso sentiamo che dobbiamo fare quello che ci dice il nostro cuore. Il cuore dell'uomo si pone all'inizio del nostro codice morale - ma questo è un cattivo inizio. Non si dovrebbe ascoltare il cuore umano all'inizio perché come dice il Profeta Geremia: " 9Niente è più infido del cuore
e difficilmente guarisce! Chi lo può conoscere?" (Ger 17,9). Più affidabile del nostro cuore è la Parola di Dio, nella quale è il cuore di Dio! Sicuramente le parole: "In principio era il Verbo", sono una chiara allusione alla creazione del mondo, della quale la Genesi dice: "In principio Dio creò il cielo e la terra", e… quelle parole sono all'inizio della Bibbia (Rdz1, 1)
Possiamo essere sicuri che quando apriamo la rigida copertina della Bibbia, allo stesso tempo, Dio apre la dura porta dell’anima ed entra nella vostra vita. Prima che Dio avesse creato il mondo con la sua parola, esisteva solo il caos. Forse anche la tua vita è il triste. Hai provato a ripararla, e non sei riuscito a fare nulla perché hai ​​dimenticato che all'inizio deve parlare Dio. Apri la Bibbia - e permetti a Dio di crearti di nuovo!
All’inizio è difficile capire la Bibbia. La Bibbia diventa più chiara quando riusciamo ad entrare in essa. Anche gli apostoli all'inizio del percorso non capivano le parole di Gesù. Leggere dei testi ispirati all'inizio non fa dei grandi cambiamenti nella nostra vita, perché una grande trasformazione avviene solo nelle profondità dell’anima.
A Cana di Galilea, Gesù non ha fatto una grande opera o scoperta a misura di Copernico o di Einstein. Ha trasformato l'acqua in vino – ma questo cambiamento non è degno di un premio Nobel - non importa per la biologia o per la chirurgia cardiaca. Questo miracolo non ha nemmeno risolto i problemi della fame e della sete che probabilmente già regnavano nelle aree africane. Eppure, questo umile inizio ha determinato la storia del mondo, la nostra salvezza: "a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui". (Gv 2,11). Quello che fai all'inizio è la cosa più importante.  È più importante un piccolo sasso che si stacca dall'alto e provoca una valanga sul fondovalle del peso di milioni di tonnellate.

Epifania del Signore
Anno A

(Mt 2,1-12)

«Siamo venuti dall’oriente per adorare il re».

Appaiono improvvisamente suscitando curiosità con i costumi esotici e con la parola incomprensibile. Non conosco le usanze locali, né canzoni, né cibi. Quando vagano per le strade, sono accompagnati dalla curiosità e dai commenti di curiosi e anche con un po' di paura, perché con loro arriva un mondo lontano, sconosciuto, diverso. Diverso dalla nostra casa e dalla zona circostante che siamo riusciti a domare e consideriamo sicura. Per questo, a volte la loro presenza suscita l’aggressività. Incoscientemente,  assegniamo loro ogni male, pensiamo che vogliono demolire il nostro piccolo mondo, la nostra armonia. Pensiamo che portando con sé la loro la differenza, vogliono imporci o rubare la nostra vita quotidiana. Succede così, perché non siamo più certi dei nostri valori.
Il Vangelo di oggi è la storia di questi strani stranieri, che sono stati chiamati Magi dall'Oriente, per sottolineare il loro aspetto misterioso e incomprensibile a Betlemme. Non si sa di loro quasi nulla. Non sappiamo chi fossero, quanti erano e da dove erano venuti e dove sono emigrati. La tradizione supportata dal lavoro degli artisti che vogliono colmare questo vuoto inquietante, ci dice che  tre che erano stati chiamati studiosi e re: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre. Ma l'unica cosa certa che possiamo dedurre dal Vangelo, è il fatto che non erano ebrei. Stranieri strani, magari con un diverso colore della pelle e degli interessi astronomici che cercano a Gerusalemme e a Betlemme il neonato re dei Giudei per "adorarlo" (Mt 2,2). A ricordo di questa visita nella Chiesa da secoli è celebrata la Festa chiamata Epifania, cioè la Rivelazione. Come dice il testo della santa messa di oggi: Dio stesso "in questo giorno, con la guida della stella, hai rivelato alle genti il tuo unico Figlio" .
Gli israeliti consideravano tutte le altre nazioni della terra come pagane, per distinguere ed evidenziare la loro scelta di Dio. Per la prima volta, all'inizio dell’annunciazione del Vangelo, Dio rivela una grande verità: questo "mistero", come lo chiama san Paolo, che Gesù Cristo è l'unico salvatore di tutti gli uomini.
Da un lato, Gesù è visto come il "re dei Giudei", il Messia, il discendente di Davide, nato a Betlemme, come ha annunciato il profeta Michea. Dall'altra parte, lui è " la tua salvezza, preparata per te davanti a tutti i popoli", come proclama il vecchio Simeone, e " luce per rivelarti alle genti" (Lc 2,29-32). Questo è forse il più importante messaggio della festa di oggi, che celebriamo come un complemento alle festività natalizie. Gesù è venuto non solo per alcuni prescelti, è diventato il Salvatore di tutti. Non è proprietà esclusiva di una sola nazione. E l'unico in cui tutte le persone possono diventare " lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo" (Ef 3:06), della vita eterna.
Questo è il motivo per cui la Chiesa - la comunità dei credenti in Cristo - è chiamata cattolica, cioè universale. Dalla propria natura la Chiesa è aperta a tutte le nazioni, e di conseguenza la compongono le persone di tutte le razze, lingue, e  nazioni. Sono tutti chiamati a superare le divisioni politiche e culturali, perché " non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti" (Rm 10,12).
La Festa di oggi può essere per noi un invito a superare ogni forma di xenofobia, il nazionalismo, il razzismo. Può essere un invito a lasciare il cerchio chiuso di egoismo e di orgoglio che ci fanno vedere noi stessi come il centro del mondo. L’Epifania ci invita all’apertura delle altre dimensioni della vita, è un appello alla solidarietà e fratellanza senza mostrare pregiudizi irrazionali. Ci chiede di mostrare rispetto per ogni persona e culture diverse.
I Magi, Tre Sconosciuti, alieni, vagano ogni giorno accanto a noi, passano per le strade della nostra città. Troveranno in ​​mezzo a noi il Salvatore appena nato, troveranno la verità, riescono ad adorarLo?

Battesimo del Signore
Anno A

(Mt 3,13-17)

Appena battezzato, Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di lui

La Solennità del Battesimo del Signore, che viviamo oggi, ci ricorda il più importante momento della nostra vita spirituale e religiosa: il momento del nostro battesimo. Con questo Sacramento abbiamo ricevuto la dignità di essere figli di Dio, siamo diventati fratelli di Gesù, il tempio dello Spirito Santo. Nel momento del Battesimo, Gesù ci ha inseriti nella Sua morte e risurrezione, ci ha liberati dal peccato originale e ha impresso il sigillo indelebile dei figli di Dio! Siamo consapevoli di queste realtà e di questa dignità? Le apprezziamo? Dio si compiace di noi?
Il Vangelo di oggi, che descrive il Battesimo di Gesù, ci dice che Dio Padre era contento del Suo Figlio. Lo Spirito Santo nella forma di una colomba si posava su di Lui  e dal cielo si udiva la voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
La prima lettura presa dal Libro del profeta Isaia descrive in modo molto bello questo compiacimento del Padre: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna  incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta».
A ognuno di noi nel momento del nostro battesimo, Dio ha rivolto le stesse parole. Questi è il mio figlio amato! Questa è la mia figlia amata! Ognuno di noi è diventato figlio di Dio ed è stato chiamato per conoscerLo, amarLo e servirLo.
Il Battesimo di Gesù era l’inizio della Sua opera evangelizzatrice che è terminata con la crocifissione. Anche noi, con il battesimo, siamo stati inseriti nella missione redentrice di Cristo. Anche noi siamo chiamati a portare il nome di Gesù a tutti quelli che ancora non Lo conoscono, ma Lo amano e Lo aspettano. Chi deve testimoniarLo a loro? Noi abbiamo ricevuto la il battesimo grazie ai nostri genitori che si sono preoccupati della nostra salvezza, ma non possiamo trattenere questo tesoro solo per noi stessi, dobbiamo condividerlo con gli altri.
Vale la pena nella Domenica del Battesimo del Signore ricordare la nostra responsabilità per il battesimo che abbiamo ricevuto e per la vita divina che è in noi. Il Battesimo era solo l’inizio – la nostra nascita spirituale, ma dietro il Battesimo dovrebbe esserci la nostra vita coerente con il Vangelo, l’approfondimento dei nostri legami con Dio, la crescita nella fede, nella speranza e nell’amore.
Guardando oggi la nostra vita e la nostra preghiera, dobbiamo domandiamoci: Dio è contento di noi? Si compiace di noi? Davvero siamo suoi figli?

 

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